Intervista a don Alfio Cristaudo: un trecastagnese divenuto insegnante accademico

La redazione de “Il Trecastagnese”, qualche settimana fa, ha avuto modo d’intervistare con piacere don Alfio Cristaudo, proponendogli domande riguardo la sua storia personale, il suo percorso religioso e le prospettive future che vorrebbe vedere realizzate.
Senza altri indugi, buona lettura!

  • Salve don! Si presenti a chi non dovesse conoscerLa                                                           

Salve a tutti i lettori de Il Trecastagnese, sono don Alfio Cristaudo, ho 34 anni, sono nato a Catania ma cresciuto a Trecastagni.

 

  • A proposito di formazione, quanto ha contribuito il paese di Trecastagni?

Il paese è stato lo sfondo della mia crescita umana, oggetto di ispirazioni, interessi e progetti che hanno alimentato gli ideali di tutta la mia adolescenza. Restavo affascinato dalle opere artistiche e dalle tradizioni religiose presenti nel territorio e ho cominciato a guardarle con profondo interesse, sia dal punto di vista storico ma soprattutto religioso.

 

  • Quando ha sentito la vocazione?

Diciamo che già durante il periodo dell’adolescenza avvertivo una forte attrazione per la vita della Chiesa, che mi si presentava principalmente nella quotidianità della vita parrocchiale. Nello stesso periodo ho iniziato a vedere nello studio della filosofia e della letteratura un modo per irrobustire e rafforzare la mia fede. Così, senza saperlo, mettevo in pratica il criterio di S. Anselmo di Aosta: fides quaerens intellectum. In quegli anni frequentavo il Liceo Classico Gulli e Pennisi di Acireale, che considero un tassello di fondamentale importanza nella mia storia personale. Così, grazie al mio docente di religione, ho cominciato a capire che dietro la passione per la Chiesa c’era un “qualcosa di più”.

 

  • Quali sono state le reazioni di familiari e amici?

La reazione è stata per lo più unanime: “Ce l’aspettavamo”! A detta della maggioranza, chi mi osservava riteneva quasi scontata la mia scelta.

 

  • Qual è stato il percorso che le ha permesso di divenire prete? Dove ha studiato?

La mia formazione si è svolta principalmente a Catania. Dopo un anno di orientamento propedeutico, quasi esclusivamente dedicato al servizio dei poveri e di situazioni sociali disagiate, nel 2003 ho iniziato il cammino di formazione presso il Seminario Arcivescovile di Catania e contemporaneamente ho cominciato a seguire i corsi di teologia presso lo Studio Teologico San Paolo, dove nel 2009 ho conseguito il grado accademico di Baccalaureato in Sacra Teologia con la tesi: Lo sviluppo della categoria di Logos nella teologia di Joseph Ratzinger, diretta dal prof. Giuseppe Ruggieri, uno dei più noti teologi contemporanei siciliani.

Per produrre questo lavoro, ho dovuto tradurre dal tedesco varie opere di Ratzinger, insieme ad alcune monografie sul suo pensiero. Per favorire la comprensione e lo studio del pensiero di Ratzinger, ho iniziato a programmare diverse permanenze estive in Germania; così ho avuto l’occasione di frequentare il Goethe-Institut di Monaco di Baviera e di approfondire la conoscenza della lingua tedesca. Ho anche visitato i luoghi che hanno accompagnato la crescita umana e culturale di Ratzinger.  Fin dall’inizio del mio ministero sacerdotale, ho perseguito l’obiettivo di porre la fede in dialogo con la cultura.

 

                                                                               

 

  • Sappiamo anche che non si sono fermati qui gli studi, ma che ha avuto la possibilità di proseguire con una specializzazione e addirittura con un dottorato.

Si, dopo l’esperienza di vicario parrocchiale presso la Chiesa Madre S. Maria della Provvidenza in Zafferana Etnea, nel 2011 il vescovo mi propose di continuare gli studi a Roma. In realtà, nel progetto iniziale, si pensava di inviarmi a Parigi; avrei dovuto studiare presso l’Istituto Centre Sèvres, diretto dai padri gesuiti. Il prof. Ruggieri programmò persino un incontro con Christoph Theobald, uno dei più rinomati teologi contemporanei.

Successivamente, l’attenta valutazione delle circostanze, fece declinare questo progetto. Allora decisi di iscrivermi presso l’Istituto Patristico Augustinianum di Roma, dedicandomi all’approfondimento delle antichità cristiane. Questo percorso di studi mi ha impegnato per circa sei anni; ho iniziato nell’ottobre del 2011 e il 6 marzo del 2014 ho conseguito il grado accademico di Licenza in Teologia e Scienze Patristiche, con una tesi diretta dal compianto prof. Manlio Simonetti, e soltanto lo scorso gennaio 2018 ho concluso e consegnato in segreteria la tesi di dottorato, che intende continuare la ricerca iniziata precedentemente per la Licenza.

Purtroppo il percorso di studi ha subito un’interruzione, quando nell’ottobre del 2014 fui trattenuto per un anno in diocesi in qualità di Amministratore parrocchiale della Chiesa Madre di Trecastagni. Nonostante ciò, sono riuscito a portare a compimento il mio dottorato di ricerca, che presenta un’interpretazione originale dell’interazione tra messaggio evangelico e cultura greca; la tesi, condotta su base storica e filologica, comprende circa 760 pagine e ha comportato l’uso di 185 edizione critiche, prevalentemente di autori greci, oltre che la consultazione di una letteratura scientifica composta da circa 450 titoli, provenienti dall’area tedesca, francese, inglese, italiana e spagnola. La tesi, che reca il titolo Nous, Logos e Pneuma: dalla filosofia greca alla teologia cristiana. Studio sulla ricezione dei termini ellenici e biblici in Giustino e Atenagora, è stata difesa pubblicamente lo scorso 9 marzo, conseguendo la massima valutazione e la dignità di pubblicazione integrale.

L’Osservatore Romano, il quotidiano ufficiale della Santa Sede, in dato 10 marzo 2018, ha dedicato alla mia tesi mezza pagina; per me è stato un grande onore. A Roma ho anche avuto la possibilità di approfondire altre discipline ausiliarie: ho seguito alcuni master presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana e mi sono specializzato in paleografia greca presso la Scuola Vaticana di Paleografia e Archivistica.

                                                                          

 

  • Ha anche iniziato ad insegnare?

Sono stato invitato a tenere un seminario di ricerca presso lo Studio Teologico San Paolo a Catania: il corso si intitola La teologia del Logos dalle origini al IV secolo. Il tema è chiaramente ispirato al mio dottorato e prevede anche un’iniziazione alla metodologia delle scienze patristiche. È una bella esperienza; i miei studenti sono prevalentemente laici, due consacrate, e tutti profondamente motivati.

 

  • Ha anche curato per il preside Alfio Barbagallo il libro “Tres Castaneae”, ci parli di questa esperienza.   

Durante il periodo degli studi liceali avevo in mente di approfondire un argomento di storia locale. Pertanto tentai di mettermi in contatto con il preside Barbagallo, che si stava occupando di alcune ricerche sulla storia di Trecastagni, sperando di poter ricevere qualche consiglio. Da quell’incontro, che avvenne alla fine di maggio del 2001, nacque un’amicizia e una stima reciproca, che si rafforzò sempre più negli anni successivi.

Con il passare del tempo e con l’aumentare dell’età, il prof. Barbagallo ebbe il presentimento che non sarebbe riuscito ad ultimare il suo lavoro e così mi disse che, se fosse venuto a mancare, il compito di portare a termine la pubblicazione sarebbe toccato a me. Effettivamente, Alfio Barbagallo morì il 15 novembre del 2007; per rispettare le volontà del defunto e non vanificare le sue ricerche, in stretta collaborazione con la prof.ssa Patrizia Barbagallo, figlia del preside, iniziai un lavoro di revisione dei dattiloscritti: si trattava di dare forma al libro, organizzando capitoli, paragrafi, e tentando di fondere nel corpo del testo appunti, considerazioni e note, che giacevano sparsi per quaderni o per foglietti volanti.

Molte citazioni tratte dalle monografie di altri storici erano state riportate ad sensum, di alcune non veniva specificata la fonte: così ho dovuto sfogliare ogni singolo libro della biblioteca privata del professore; allo stesso modo, ho trascorso diverse giornate presso la Biblioteca Zelantea di Acireale, dove Barbagallo era solito recarsi, nel tentativo di individuare i testi utilizzati, in modo da inserire i congrui riferimenti a pie’ di pagina.

Confesso che la cura di questa pubblicazione, comunque non esente da imperfezioni e refusi vari, ha comportato molta fatica e notevole dispendio di energie; in quegli anni ero impegnato in Seminario con lo studio delle materie teologiche e cominciavo a preparare la tesi di Baccalaureato su Ratzinger. Dedicavo al libro di Barbagallo almeno un’ora al giorno, di notte. Mi sono sottoposto a questa fatica con senso di profonda stima verso l’autore, ma anche con senso di corresponsabilità verso la cittadina di Trecastagni. Purtroppo il libro del prof. Barbagallo, dal 2009, anno della sua pubblicazione, è ancora poco diffuso e poco conosciuto, anzi è già stato accantonato.

 

  • Cosa ci può dire sull’esperienza parrocchiale alla chiesa di San Nicola di Bari di Trecastagni?

Nel settembre del 2014 il vescovo mi chiese a più riprese di interrompere momentaneamente gli studi per assumere l’incarico di Amministratore parrocchiale presso la Chiesa Madre di Trecastagni; si trattava di una fase urgente e molto delicata, che seguiva alle dimissioni dell’Arciprete Mons. Rosario Currò. Se è sempre difficile inserirsi nel cammino di una comunità, soprattutto quando si alternano i parroci, a maggior ragione lo fu per me, in quanto figlio di quella comunità e prete da appena quattro anni; praticamente, dall’oggi al domani, gente che era abituata a chiamarmi “Alfiuccio” doveva accettare di considerarmi la principale figura istituzionale della vita religiosa del paese. Non è stato facile, né io — forse sbagliando — ho mai ceduto ai diritti e ai doveri connessi al mio ufficio, e questo non per vantaggio della mia persona, che conta ben poco, ma per la preservazione del ruolo istituzionale che rivestivo.

Credo pertanto di aver messo tutto il mio impegno e il mio zelo per non atrofizzare la vita della parrocchia durante questa fase di intermezzo; anzi forse ho trasbordato i limiti giuridici connessi alla figura dell’Amministratore. Per me è stata comunque un’importante occasione di crescita ministeriale; ho provato molta gioia nel dedicarmi al dialogo con i bambini del catechismo, istituendo una Messa appositamente per loro, una celebrazione che avesse il sapore del gioco. Ricordo che quando ero bambino vivevo l’obbligo della messa domenicale come una tortura; quindi il mio scopo era quello di non far annoiare i bambini ed ero contento quando i genitori mi dicevano: “Mio figlio è voluto venire a tutti i costi”!

Sono state intraprese anche altre opere di restauro. In modo particolare, tramite una piccola raccolta fondi, è stato ripristinato il salone della Chiesa del Bianco, che da allora viene usato per la mostra dei presenti durante il periodo natalizio.

 

  • Per concludere, ha in mente dei progetti intesi come prospettive future da attuare?

Certamente! Il mio incarico nella diocesi sarà principalmente legato all’ambito dell’insegnamento nella Facoltà Teologica, a quello della formazione e della ricerca accademica. Già cominciano a profilarsi i primi progetti. Per esempio, nel contesto di alcune iniziative patrocinate dallo Studio Teologico San Paolo, mi è stato chiesto di produrre alcuni studi sull’agiografia locale; questa iniziativa mi offre alcune agevolazioni per lavorare all’edizione critica della Passione dei Santi Martiri Alfio, Filadelfo e Cirino, un progetto che già coltivavo autonomamente da parecchio tempo. Ho anche firmato un contratto con la casa editrice Nerbini per la produzione di una monografia di contenuto patristico. A ciò si aggiunge il lavoro per la pubblicazione della mia tesi, che sarà accolta nella collana Studia Ephemeridis Augustinianum.

A maggio proporrò una comunicazione al Convegno Internazionale degli Studiosi di Antichità Cristiane, che si terrà a Roma, dove presenterò alcuni dei risultati conseguiti con la mia tesi di dottorato. Per favorire queste attività, il vescovo mi ha affidato un piccolo incarico pastorale, e per questo mi trovo ad officiare le celebrazioni presso la Chiesa S. Maria dell’Aiuto di Trecastagni, una rettoria tanto cara alla devozione mariana cittadina. Non mancano idee da spendere per la crescita culturale del paese: mi piacerebbe coltivare il dialogo con i non-credenti, con fedi religiose differenti o con chi si pone liberamente alcune domande, senza preoccupazioni confessionali;avrei in mente di ideare una sorta di “Cortile dei Gentili”. Vedremo cosa si potrà fare.

 

 

Intervista a cura di Raimondo Pappalardo

 

Gli altri appuntamenti verranno pubblicati sempre nella nostra rubrica “Interviste”