Trecastagni fratto due – Un paese spesso diviso

Trecastagni un paese spesso diviso.

“Una città è una grande comunità dove le persone si sentono sole tutte insieme”.

Queste erano le parole pronunciate dallo scrittore statunitense Herbert V. Prochnow alcuni anni fa e il bel paese di Trecastagni senza volerlo nè saperlo ha fatto di questa frase una triste realtà.

Trecastagni è il paese di due bande musicali, due squadre di calcio, decine di Caf sparsi per le vie, molti bar e ottime pasticcerie, 3 parrocchie forti e carismatiche, una maggioranza e una minoranza al comune e chi più ne ha più ne metta.

Fino a qui tutto nella normalità, come qualsiasi paese.

Ma allora cos’è che non va nel paese alle falde dell’Etna?

Tutte le categorie sopra citate si sentono sole; anzi sono sole.
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Trecastagni fratto 2

Nella normale convivenza collaborativa di un paese, di una comunità, a Trecastagni ognuno fa per sé, senza condivisione, senza chiedere aiuto reciproco o consigli.

La concorrenza è positiva se si accetta l’altro. Spesso si possono non condividere alcune scelte, possono esserci anche diverbi tra due individui di uno stesso gruppo che portano alla scissione dello stesso; ma la bellezza del vivere insieme in un paese è proprio il solidarismo reciproco, il sentirsi parte tutti insieme di una stessa città, di una stessa realtà; pur avendo problemi, pensieri e ideali diversi, non condivisibili ma accettabili.

Un paese così diviso, tende a coinvolgere nella divisione anche i giovani; che più che mai provano ad escludere l’altro, ad emarginarlo a non inserirlo in quel determinato gruppo perché “diverso”. Dispiace vedere i bambini criticarsi perché appartenenti a due parrocchie diverse; fa male vedere i bambini litigare perché appartenenti a due bande musicali diverse, oppure a due squadre di calcio diverse. Eppure, tutti questi, ambienti insegnano il rispetto, la collaborazione, la solidarietà e la condivisione.

Non è bello sentirsi soli tutti insieme.

Forse sarebbe bello, soprattutto in questi tempi duri e difficili per tutti , accettare e accettarsi.  

Nonostante le scelte e le opere non condivisibili, bisogna camminare insieme accettando ciò che fa “l’altro”e non farlo sentire solo.

Un paese che ha imparato questo, può fare di una piccola comunità un grande regno di gente che si vuole bene e si stima per il lavoro svolto con passione, determinazione e consapevolezza di aver dato qualcosa di sé.

Facciamo di una città “una grande comunità dove le persone si sentono” tutte insieme.

Il Direttore – Gabriele Battaglia

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